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La parlata di Civita

Per la parlata di Civita per i fonemi daremo il valore corrispondente ai simboli dell’API due fonemi di questa parlata non riscontrabili nell’albanese letterario moderno, sono i due diagrammi gl e hj e per la velare sorda ç.
La parlata di Civita presenta le caratteristiche dell’albanese meridionale, ossia quelle comprese nel dialetto tosco, il rotacismo, riduzione delle vocali nasali ed orali, ancora oggi dopo cinque secoli mantiene la struttura fonologica, morfologica sintattica.
L’influsso dell’italiano si può riscontrare attraverso i dialetti meridionali. La parlata di Civita ha 6 fonemi vocalici i quali possono essere lunghi o brevi ma la lunghezza in sillabe si realizza solo in fine di parola.
Questa lunghezza è una variante libera e quasi sempre neutralizzata. L’accento è fissato sulla radice ne si sposta per l’aggiunta di suffissi perciò può trovarsi sull’ultima, penultima terzultima, quartultima sillaba.
Da notare che in questa parlata di carattere conservativo si riscontrano numerosi arcaismi fonologici così come si sono conservati gli antichi nessi come Buzuku che sono passati all’albanese letterario, vi sono arcaismi morfologici come il mantenimento delle desinenze piene di verbi e la conservazione del genere neutro e arcaismi lessicali.
L’assordimento delle consonanti in finale di parola o davanti a consonante sorda, fenomeno comune a molte parlate albanesi, in questa parlata ha luogo sporadicamente, e varia da parlante a parlante zog-zok.
L’assimilazione regressiva e rara la si trova solo come variante libera, l’alternanza consonantica ha luogo solo in funzione morfologica.
Nella parlata di Civita sono presenti i fonemi consonantici:
/p/ occlusiva bilabiale sorda
/b/ occlusiva bilabiale sonora
/f/ fricativa labiodentale sorda
/v/ fricativa labiodentale sonora
/t/ occlusiva postdentale sorda
/d/ occlusiva postdentale sonora
/?/ fricativa apicodentale sorda
/?/ fricativa apicodentale sonora

PARTICOLARITÀ FONETICHE

Nella parlata di Civita ogni forma in qualsiasi posizione so trovi ha lo stesso valore fonetico. Vi sono soltanto alcuni fonemi che accoppiandosi danno luogo a suoni diversi.

CONSERVAZIONE DI ANTICHI NESSI O FONEMI

Per quanto riguarda la conservazione di antichi nessi:
/k ?/
/g ?/
/p ?/
/b ?/
/f ?/
In base alla conservazione o meno di questi nessi possiamo distinguere le parlate albanesi d’Italia in tre aree diverse:
LA PRIMA AREA è quella più conservativa dove sono presenti gli antichi nessi /k ?/-/g ?/.
Si pensa che sia la prima insediatesi in Italia,cioè quando in Albania non era ancora iniziato il processo di palatalizzazione per cui k, ?, c, g, s, /J/.
SECONDA AREA è arrivata più tardi quando era già iniziato il fenomeno di palatalizzazione ed esso viene esteso anche alle labiali-liquide e non solo alle velari –liquide infatti si ha: /k ?/, /gc/, ma anche /p ?/, /pj/, /b ?/, /bj/, /f ?/, /fj/.
TERZA AREA porta l’intero fenomeno dell’albanese e questa appartiene la parlata di Villa Badessa, la quale essendo l’ultima colonia insediatasi in Italia, ha partecipato all’evoluzione linguistica della madrepatria. I nessi kl, gl sono presenti nella parlata di Mandica (Bulgaria) e in alcune parlate dei dialetti toschi del nord-est e nelle parlate di alcuni villaggi di Grecia e Ucraina.
Nel ghego sono stati rilevati per l’ultima volta in Buzuku.
Çabej sostiene che questi antichi nessi si sono mantenuti nella toskeria fino al XIV secolo e nel XVI secolo si compì la palatalizzazione di kl-gl.
Nella parlata di Civita si è conservato anche l’antico nesso lk-ulk. Çabej mette in evidenza che tale nesso è caratterizzato sia nelle parlate del nord che in quelle del sud. Si conserva inoltre nella parlata di Civita l’antico nesso nj, oggi passato a j nella lingua letteraria.
Questa si riscontra nella prima persona del presente indicativo dei verbi.
La /l- ?/ palatale un tempo diffusa in tutto il territorio albanese oggi è stata sostituita con la consonante /j/ nella lingua letteraria si conserva come palatale nella parlata di Civita.
Nel messale di Buzuku la /l/ palatale è riportata con la fricativa palatale /j/, da ciò Çabej presuppone che il passaggio di /l/ a /j/ nel dialetto ghego è avvenuto nel periodo tra il 1417 e il 1555, mentre in alcuni territori del dialetto tosco le forme con /j/ sono presenti soltanto nel XV secolo.

IL VOCALISMO

Il vocalismo fonico della parlata di Civita presenta 6 fonemi vocalici:
i :vocale anteriore chiusa
e :vocale anteriore aperta
a :vocale anteriore aperta
o :vocale semichiusa
u :vocale posteriore chiusa
? :vocale media semiaperta leggermente labializzata

Le vocali sono tutte stabili tranne la ë.
La vocale ë è tipica del dialetto tosco e corrisponde alla a o alla e nasale del dialetto ghego, oltre a questa caratteristica ciò che separa i due dialetti è la rotacizzazione della n intervocalica e la mancanza di vocali nasali nel tosco a cui appartiene la parlata di Civita la ë se tonica resta stabile se atona cambia in sillaba chiusa, se pretonica e post-tonica diventa più anteriore e si trasforma in i.
Più raramente diventa posteriore trasformandosi in u. La e tonica è passata ad ë. Non è presente nel vocalismo di Civita la y vocale anteriore alta arrotondata, che è passata ad i tranne alcuni casi che si è trasformata in u.

FONEMI FONETICI

Il fenomeno fonetico della metafonia cioè della modificazione della vocale tonica è presente nella formazione del plurale di alcuni sostantivi di genere maschile e nel plurale di alcuni aggettivi qualificativi.

L’ACCENTO

La parlata di Civita ha un accento espiratorio indicante la maggior intensità della voce su una determinata sillaba, essa può cadere sull’ultima, penultima, terzultima, quartultima sillaba.
La maggior parte delle parole sono piane.

GENERE DEI NOMI

La parlata di Civita ha tre generi: maschile, femminile, neutro che si è conservato nella nostra lingua, mentre è caduto in disuso nella lingua letteraria e viene sostituito con il maschile o femminile.

IL VERBO

Nella parlata di Civita si coniuga unendo determinate desinenze ai temi verbali in base al modo di aggiungere tali desinenze al tema e dal modo di formare alcuni tempi, si definiscono 5 classi verbali.
Il verbo transitivo si coniuga in due forme attiva e medio passiva quest’ultima corrisponde alla forma passiva o riflessiva dell’italiano. Per i modi solo l’ammirativo è presente perchè di formazione più recente.
Per quanto riguarda i tempi c’è da sottolineare la presenza di una coniugazione perifrastica che comprende presente ed imperfetto. Il lessico è sostanzialmente quello dell’albanese comune ma abbondano i calabresismi penetrati negli anni.
I prestiti dal greco moderno sono gli stessi dell’albanese comune in più qualche prestito dell’albanese meridionale.

MORFOLOGIA

Rispetto all’Albanese letterario questa parlata presenta un carattere più conservativo principalmente per quanto riguarda la fonetica, infatti essa conserva ancora gli antichi nessi kl-gl, che nell’albanese comune sono passati a qu-gj, una caratteristica questa che si riscontra in Buzuku e Matranga.
Per quanto riguarda la morfologia notiamo soltanto alcune forme verbali diverse e precisamente la mancanza del modo comunicativo di recente formazione nell’albanese comune.
In quanto al lessico c’è solo da notare la penetrazione di voci italiane nell’albanese.