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Descrizione

CAPPELLETTE

Nel piano del Magazzeno la cappella dedicata a San Salvatore oggi non più esistente ma i cui ruderi erano visibili fino ai primi anni del XX secolo,lungo la strada che porta a Cassano vi erano la cappella di San Leone e quella dello Spirito Santo quest’ultima fatta costruire da Daniele Mortati, entrambe non più esistenti.
Nella parte superiore del paese esistono i ruderi delle cappellette di San Francesco e San Pietro. Nel punto più stretto della strada di accesso al paese venne costruita la cappella di San Leonardo con lo scopo di preservare i passanti dalle sventure causate dal possibile cedimento delle rocce sovrastanti.

LE ABITAZIONI - Casa Kodra

Le case del centro storico sono costruite tutte in pietra. Fonti storiche attestano che le stesse costruite dai primi albanesi erano di paglia e venivano bruciate in primavera per non pagare il focatico, in seguito essendo stato loro proibito di edificare in muratura, usavano intrecciare rami secchi e impastarli con l’argilla all’uso macedone, queste erano chiamate “Kallazine”, solo in un secondo momento furono edificate le prime case in pietra.
Le abitazioni arbëreshe, sono composte da due piani: il primo costituito da uno o più ambienti ha l’accesso principale a diretto contatto con l’asse viario a piano terra. La sua ampiezza corrisponde quasi sempre all’intera superficie della casa, generalmente coperto da un solaio ligneo sostenuto da muri perimetrali in pietra, questi vani prendono luce dalla porta d’accesso a piano terra o da piccole finestre poste nella parte più estrema dell’ambiente, dove si trovano i vani usati come magazzini o dispense.

La novità delle abitazioni albanesi è la presenza di un grande camino “vatra” costituito da una grande cappa con forno pensile. Sotto la cucina generalmente c’era un basso detto “Katoqi vikirr” adibito a seconda cucina rustica.
Alla zona notte solitamente posta al piano superiore vi si accede internamente attraverso una scala di legno, mentre l’uso di scale esterne caratteristica delle abitazioni arbëreshe è un elemento comune sia nell’architettura minore che negli edifici più importanti e risale al XI secolo, la caratteristica è la presenza del ballatoio “lloxhë” posto al primo piano risalente al XIII secolo, sotto quest’ultimo si trova un locale per polli e maiali “furriqi”.
Aggirandoci per le stradine di questo meraviglioso borgo, notiamo delle tipiche casette da poco battezzate Case Kodra, così chiamate in memoria dell’artista albanese Ibrahim Kodra il quale visitando Civita le ritrasse riconoscendo in esse elementi della sua pittura. Le sette abitazioni si distinguono dalle altre per la curiosa morfologia che ripropone i tratti di un volto umano, riflesso della distribuzione degli spazi all’interno della casa.

I COMIGNOLI

Veri e propri esempi di arte povera, frutto di estrosi e fantasiosi artigiani di un tempo, che devono le loro creazioni a credenze popolari, rappresentano l’aspetto architettonico più originale di Civita.
Non si sa con precisione quando sia iniziata questa tendenza,ma i maestri erano soliti firmare la costruzione di una nuova casa con un comignolo, i più caratteristici furono costruiti tra fine ottocento e inizi novecento, ma ve ne sono anche di più antichi, uno diverso dall’altro, quasi una sorta di competizione in estro e tecnica fra i maestri di un tempo, a cui è toccato impreziosire la sommità delle abitazioni con questi piccoli capolavori definiti di arte minore, di cui oggi rimangono le testimonianze della cura perseguita per secoli, nel dare forma e valenza estetica alle umili realtà di uso quotidiano, con forme bizzarre ed uniche, che si ripropongono differenti, a forma di torre merlata, di missili, di maschere apotropaiche e spesso la loro struttura imponente non è proporzionata rispetto alla costruzione, ma sicuramente rappresentano lo status familiare, o il motivo di orgoglio per il pater familias, costruire un bel comignolo che aveva una funzione beneaugurante, spesso infatti in cima al comignolo si ponevano piccole anfore, maschere e manufatti in terracotta mentre in alcuni spicca il vetro lucido di bottiglia che arricchisce di riflessi il comignolo stesso.
Aggirandoci per i vicoletti del centro storico se ne vedono molti anche se il numero si è ridotto in seguito alle ristrutturazioni effettuate sugli edifici, ma sicuramente offrono uno spettacolo davvero unico, con la loro struttura consolidata nel tempo, resistono alla storia e al vento di tramontana del Pollino.

LE FONTANE

Caratteristiche le fontane rivestite in pietra grigia locale tutte risalenti all’800.
Le fontane del paese hanno avuto in passato una grande importanza, come luogo di socializzazione costituivano il prolungamento della gjitonia.
Era il luogo in cui le donne attingevano l’acqua, conversavano e facevano il bucato.

I MULINI

I Mulini ad acqua più famosi e meglio conservati sono: quello con originale sistema a pala orizzontale che si trova in prossimità della Filanda e quello classico e maestoso che si trova sul fiume Ejano, oggi quasi del tutto prosciugato, in prossimità della ex stazione della ferrovia Calabro Lucana di Civita.

PALAZZI

Palazzo Placco
Abitazione dell’eroe civitese Gennaro Placco Esternamente si nota un terrazzo sorretto da due archi in pietra.

Palazzo Pellicano
Membrature architettoniche con balconate e arcate,costruite da maestranze locali.

Palazzo Zuccaro
Membrature architettoniche con balconate e arcate,costruite da maestranze locali.

Palazzo Goletti–Baffa
Membrature architettoniche con balconate e arcate,costruite da maestranze locali.

AREA PIC-NIC

Realizzata dal comune, dotata di tutti i servizi, si trova a 5 km dal paese, a 800 mt lungo la strada che porta verso il massiccio del Pollino, in località “Llaka qarrit”.
Tra i secolari lecci della Rëza. Da qui si gode di uno scenario incantevole,del verde della flora mediterranea alla visione paesaggistica.

LA PIAZZA

La Piazza luogo di arrivo della strada principale d’accesso esterno, definita il salotto del paese dove si svolgono manifestazioni folcloriche e culturali e di ogni genere durante tutto l’arco dell’anno, oggi completamente rifatta con pavimentazione in san pietrini.
Durante il fascismo la piazza fu intitolata a Michele Bianchi politico e giornalista italiano, primo segretario del Partito Nazionale Fascista nome che porterà fino alla fine degli anni 50 quando verrà cambiata in Piazza Municipio.
Nel 1971 rimessa a nuovo, realizzato il manto superficiale a tappeto che sostituì il selciato e le pietre.

Foto

Architettura minore



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